venerdì 3 febbraio 2012

L'articolo del Corriere Apuano

Eccovi, finalmente, l'articolo sul nostro falò comparso oggi sul Corriere Apuano. Ancora una volta: non censuriamo niente. Siamo stati criticati e così sia.



Consumato in un clima siberiano il rito di San Geminiano
Un falò, a suo modo, assolutamente incredibile
Come risaputo, nonostante insistite ricerche, nulla sappiamo sulle origini della tradizione dei falò nostrani, come, per natura, non possiamo sapere quanto ancora questa bella tradizione potrà durare.
Una cosa è certa, però, che l’edizione del 2012, anno bisesto, del falò di San Geminiano, come non trova paragoni tra le memorie del passato, allo stesso modo, crediamo, sarà difficilmente ripetibile in futuro ed è destinata, quindi, a restare a memoria imperitura.
Che la cosa fosse nell’aria, era evidente: antefatti, misfatti, fatti, clima, momento storico, erano presagi insistiti di qualcosa di importante che incombeva sull’ambiente e che avrebbe lasciato il segno.
Sono stati in pochi, però, a capirlo, perché, per motivi evidenti, il consueto scenario che faceva da platea alla pira comunque maestosa, era mestamente spopolato. Solo i più coraggiosi se la sono sentita di affrontare una vera tempesta di vento, di neve e di ghiaccio che batteva inesorabile lo spazio sul greto del Verde.
Tutto, però, era pronto, nonostante tutto, e quando, dopo l’inesorabile ritardo, i fuochisti, alla prima parvenza di una impossibile pausa della tempesta, si sono mossi, questa volta, però, da una posizione assurda e pericolosa, si è capito che sarebbe successo l’imprevedibile.
Le fiamme per quanto appiccate lestamente, ma senza una necessaria strategia preventiva, accortamente preparata, sono state subito preda del vento che ha fatto e disfatto a suo piacere sconvolgendo la pira, annichilendola alla base e impedendo che il vortice salisse. Uno strano spettacolo quasi incomprensibile, perché comunque i bagliori aggredivano l’ambiente, ma lasciavano una macchia impietosa incapace di svelarsi, fino a che un folata più forte ha concretizzato il dramma, facendo precipitare la pira.
Nello sgomento, una mano accorta ha provveduto a ravvivare il fuoco offrendo così finalmente un falò compatto.
Poco da dire, se non accentuare il concetto iniziale che ci porta a ripetere che chi c’era ha potuto assistere ad uno spettacolo incredibile che gli resterà nella mente incancellabile, punto di riferimento della propria storia personale fino a che avrà l’opportunità di godere della tradizione.
Quel “che” di diverso che è riuscito rendere unico e bello quanto accaduto, perché, se torniamo indietro, anche solo ai falò degli ultimi anni, difficilmente sarebbe possibile fare un qualsiasi distinguo tra un’annata e l’altra, e cadremmo sicuramente in confusione vista la ripetitività degli effetti sulla memoria.
Questo falò, invece, non lo scorderemo e non solo per come consumato, ma perché testimonianza di una dedizione alla tradizione che se, da un lato, meritava ben altro premio, dall’altro si soddisfa anche così perché capace, nella più impietosa emergenza, di scrivere una pagina a suo modo importante nella storia dei falò che qualcuno, in un certo senso, potrebbe anche invidiarci, perché destinata a lasciare un segno indelebile nel tempo. (lb)

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