giovedì 27 agosto 2009

Costruire il falò

Un aspetto che molti non pontremolesi non conoscono riguarda la costruzione del falò.

La pira che molti spettatori dell'ultima ora trovano pronta per l'accensione, è alta dagli 11 ai 13 metri, a seconda delle condizioni meteo nei giorni del falò, con una circonferenza alla base di 20-25 metri. E' composta di arbusti sottili e molto secchi (in particolare: erica selvatica - altrimenti detta "ulso" -, ginestra, rovi) che i fuochisti iniziano a tagliare nei boschi del pontremolese sin dal mese di settembre, e ad immagazzinare in luoghi segreti in modo da garantire un'ottima essicazione e da scongiurare eventuali sabotaggi (incendi, furti o altre azioni dimostrative) da parte del rione nemico.
I "bochi" (così vengono chiamati in dialetto gli arbusti per il falò, retaggio di quando il falò si faceva quasi esclusivamente di rovi e piante spinose poichè il resto della legna era raccolto dai proprietari dei boschi per le attività domestiche) vengono disposti attorno ad una intelaiatura di pali di castagno o acacio, che fungono, oltre che da sostegno della pira, da camino di tiraggio dell'aria nel momento dell'accensione, quando la fiamma deve svilupparsi verso l'alto.
(foto di Roberto Bellotti, anni 2007 e 2008)

Il lavoro di allestimento della pira va svolto con estrema attenzione e cura: i bochi vengono disposti uno ad uno con un passamano molto paziente perchè la tradizione non prevede l'utilizzo di mezzi meccanici, se non per la posa degli alti pali. Inoltre, i bochi non devono essere pressati o schiacciati, pena la perdita della capacità di areazione del falò.

(Foto del falò 2003. Marco Bertolini, da www.galleriafotografica.it)

La costruzione del falò necessita di un lavoro, comprensivo della posa dei pali, di 15-18 ore da parte di una squadra di circa trenta fuochisti, senza contare il tempo necessario a trasportare le fascine di bochi dai rifugi segreti al greto del fiume.

La necessità di lavorare su più giorni impone il presidio del "cantiere" anche nelle ore notturne, per evitare atti di sabotaggio che a questo stadio del lavoro comprometterebbero tutto. I turni di guardia sono particolarmente difficili da affrontare stanti le temperature tipiche dei "giorni della merla" di gennaio e l'umidità tipica della riva del torrente. Per questo motivo i fuochisti allestiscono nei giorni precedenti una baracca riscaldata e illuminata dove trovare di tanto in tanto il conforto della stufa e di... qualcosa da bere! Da luogo di ricovero la baracca diventa facilmente punto di incontro dei tanti amici del falò, che lì convergono per offrire una bottiglia o un salame ai fuochisti, o per condividere anche solo una piccola parte dell'entusiasmo che si respira a ridosso della grande festa.

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